Giunto in Italia per combattere al servizio dei tarantini contro romani e lucani, sottomise Corcira, importante nodo per gli equilibri commerciali nel Mediterraneo; sbarcato sulle coste apule, conquistò la città di Thuriae, ma fu immediatamente ricacciato in mare dal pronto intervento del console Marco Emilio Paolo. Tito Livio narra che poi, spinto dai venti, Cleonimo arrivò sui litora Venetorum. Qui, dopo aver mandato una squadra di avanscoperta, risalì il fiume Medoaco (l'attuale Brenta) fino a raggiungere Padova. Sconfitto dopo le prime razzie dalla juventus patavina ritornò sui propri passi con un quinto dell'esercito, lasciando l'inospitale Adriatico. Questa informazione rappresenta la prima notizia che fa assurgere alle cronache internazionali la città di Padova nell'anno 302 a.C., quando il nucleo primitivo dell'insediamento abitativo era costituito dalle vie Patriarcato e Santa Sofia[senza fonte], su di un'ansa del fiume Medoacus, l'attuale Brenta. Anno 302 avanti Cristo. Cleonimo, principe di Sparta, si da alla pirateria nell'Adriatico, risalendolo sino alle foci del Medoacus (fiume Brenta). Qui lascia le navi all'ancora, e inizia a risalire il fiume con delle barche, per far razzia nell'entroterra, devastandola. Quel retroterra, era territorio sottoposto al controllo dei patavini, il cui nucleo cittadino embrionale era tra le attuali via Patriarcato e Santa Sofia. Urna la gioventù de'Patavini che a cagione de'confinanti
Galli stava sempre sull'armi, partitasi in due schiere, circondò quegli staccati drappelli de'Greci, e gli obbligò a rendersi a discrezione. Con forze riunite assalirono poi la flotta spartana, che mal potea muoversi in quei bassi fondi, e sì valorosamente si adoperarono, che a pena poté salvarsi Cleonimo colla quinta parte de' suoi vascelli. Cleonimo di Sparta (... - IV secolo a.c.) è stato un generale, figlio cadetto del re Cleomene Il e reggente del nipote Areo I. Il mito di Cleonimo Gli esploratori inviati per verificare la situazione del territorio, lo informarono che vi era un sottile cordone litoraneo, poiché oltrepassati gli sbocchi marittimi, vi erano i bacini lagunari e che si potevano vedere, piuttosto vicine, campagne coltivate e, più in fondo, delle alture, i Colli Euganei. Appena fu informato che vi era anche la foce di un fiume profondo, era il Brenta, dove le navi potevano essere messe al sicuro, ordinò che la flotta risalisse il corso d'acqua. Tuttavia, le navi più grandi non riuscirono a risalire il fiume; allora, fatto passare un considerevole numero di soldati sulle navi più leggere, egli raggiunse tre villaggi popolati. I soldati spartani devastarono e saccheggiarono la zona al margine della laguna veneta, fecero razzia di uomini e di greggi, incendiarono le abitazioni e si diressero verso altri vici. Giunta notizia a Padova, scrive lo storico Livio, subito i patavini decisero di muovere contro il nemico. Divisi in due schiere, si portarono rapidi nei luoghi assaliti e dove avevano preso ormeggio le navi del nemico, sorpresero i soldati, li assalirono, li inseguirono e ne distrussero alcune imbarcazioni. Cleonimo, vinto dai Patavini, fu costretto a ritirarsi precipitosamente verso il mare, con appena un quinto della sua flotta. Livio racconta, quindi, dei Patavini che combattono per difendere villaggi lontani una ventina di chilometri dalla loro sede e situati alla foce del Brenta, ma non specifica in quale ramo terminale del fiume. L'identificazione, o una precisa ubicazione di questi vici, sono tuttora discusse. Considerando che nel basso medioevo, lungo il corso finale del Medoacus Maior, sorsero villaggi di notevole importanza, la maggior parte degli studiosi ritiene che gli Spartani siano entrati nel territorio patavino per le foci del Maior, dopo essere approdati nel lido di Malamocco e presume che i villaggi in questione debbano ricercarsi nelle aree basse di Sambruson, Lugo e Lova (dove un ramo dell'antico Brenta sfociava in laguna) e in quelle più alte di Campagna Lupia. (Vedi Braccesi L. 1990, L'avventura di Cleonimo (a Venezia e prima di Venezia), Padova e anche COCCATO a.l. 1991, Campolongo Maggiore. Profilo storico di una comunità , Campolongo Maggiore).
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